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A chi stai parlando davvero? Il ruolo del targeting in una brand strategy efficace

  • Immagine del redattore: lucrezia pratesi
    lucrezia pratesi
  • 23 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 21 ago


targeting

Quando parlo con freelance o titolari di piccole-media imprese, sento spesso frasi come:“Il mio prodotto è adatto a tutti!” oppure “Mi rivolgo a donne di età compresa tra i 35-45 anni con un reddito medio-alto.”

La verità?

Nel primo caso, purtroppo se parli a tutti, non parli a nessuno.

Nel secondo caso, la definizione è così vaga da poter significare tutto e niente.

Il targeting non è un passaggio “di rito” da spuntare nella costruzione della tua brand strategy.

È il punto di partenza. È il cuore. È ciò che dà direzione a ogni tua scelta comunicativa, visiva e strategica.

In questo articolo parleremo di cos’è il targeting, quali sono gli errori più comuni e come lavoro io per aiutare freelance e PMI a costruire un brand solido partendo da una domanda chiave: a chi ti stai rivolgendo davvero?


Che cos'è il Targeting?


Per targeting intendiamo la definizione precisa del pubblico a cui si rivolge il tuo brand.

Attenzione però: non basta indicare età, genere o area geografica.

Questi dati possono aiutare a restringere il campo, sì, ma non bastano per capire davvero chi è il tuo pubblico.

Manca tutta la parte più profonda: motivazioni, bisogni, abitudini e valori.

Sono questi gli elementi che fanno davvero la differenza quando costruisci una comunicazione efficace.

Parlare di target significa capire i bisogni, le motivazioni, le paure e le abitudini delle persone che vuoi attrarre.

È un lavoro profondo, strategico e umano.

Un esempio? “Donne tra i 30 e i 45 anni, che vivono in città e lavorano in ufficio” è un’informazione utile, ma superficiale.

Più utile è dire: “Professioniste che si sentono sopraffatte dalla routine e cercano soluzioni per ritrovare tempo per sé, senza sensi di colpa.”

Il primo ti dà dei dati.

Il secondo ti dice come parlare realmente con loro.

Gli errori più comuni


  1. Voler piacere a tutti: Per paura di escludere qualcuno, si finisce per comunicare in modo generico, debole, quasi invisibile.

Al contrario, un brand forte sceglie di escludere, consapevolmente.

Perché ha chiaro a chi vuole parlare. Questa scelta permette di costruire una comunicazione chiara, coerente e riconoscibile, capace di generare fiducia. Le persone devono potersi riconoscere in ciò che comunichi, solo così sentiranno che stai parlando proprio a loro.

  1. Confondere target e buyer persona.

Target

È una segmentazione ampia e generica.

Include:

Dati demografici: età, genere, reddito, area geografica…

Dati psicografici o attitudinali: interessi, comportamenti, valori, abitudini di consumo…

📌 Esempio : Donna, 35-40 anni, reddito medio-alto, interessata al fitness, acquista solo in negozi dove si sente a suo agio, solitamente in negozi locali e non marchi riconosciuti.


Buyer Persona

È una rappresentazione semi-fittizia e dettagliata del tuo cliente ideale.

Serve per umanizzare il target e rendere più efficace la comunicazione e il marketing.

Include:

Nome, età, professione

Obiettivi, sfide, abitudini

Motivazioni di acquisto

Contesto personale/professionale

📌 Esempio : Donatella, 37 anni, consulente nel turismo, ama viaggiare, tiene alla forma fisica come leva per la sua autostima. Preferisce negozi che la coccolano perché ha poco tempo.


In sintesi:

Il target è un insieme statistico e generale.

La buyer persona è un personaggio concreto, con nome, volto e storia, che rappresenta al meglio quel target.


Attenzione l'uno non esclude l'altro. Si può avere anche un target ma più buyer personas. 

  1. Limitarsi ai dati demografici non basta: Le decisioni d’acquisto non dipendono solo da età, genere o reddito. Per capire davvero il comportamento del consumatore, è fondamentale analizzare il suo contesto, i suoi obiettivi, i bisogni reali e le emozioni che lo guidano.


Riprendendo l’esempio di Donatella: non è solo una donna di 37 anni con un certo reddito. È una persona, con sentimenti, motivazioni e dinamiche personali che influenzano profondamente il suo modo di acquistare. Questi elementi non possono essere ridotti a semplici numeri.


Un altro esempio efficace: due donne della stessa età e fascia economica potrebbero fare scelte completamente diverse tra due Brand. Perché? Perché, nonostante i dati demografici simili, hanno valori, gusti e atteggiamenti diversi, che derivano dalla loro personalità, dalle aspirazioni e dallo stile di vita. 

  1. Non aggiornare mai il target: Il mercato cambia, le persone cambiano, anche tu cambi. Pensare al tuo target come qualcosa di statico è un errore strategico.


Il mio metodo : come definisco il target


Ogni progetto parte da una domanda fondamentale: chi vogliamo raggiungere e perché?

Il mio metodo si basa su tre pilastri:

  1. Ascolto attivo: Analizzo come parla il cliente, come parla il suo pubblico attuale, cosa scrivono le persone nelle recensioni, nei commenti, nei forum.

    Il linguaggio spontaneo è un indicatore prezioso.

  2. Analisi comportamentale e motivazionale: Non mi fermo al “chi”, ma cerco il “perché”: cosa muove quella persona, quali sono i problemi che cerca di risolvere, quali frustrazioni ha già vissuto.

  3. Costruzione di scenari reali: Creo delle mappe di contesto per comprendere in profondità l’ambiente in cui si muove il pubblico: quali alternative ha a disposizione, quali aspettative porta con sé e quali bisogni cerca di soddisfare.


Da questa analisi prende forma l’intera strategia di comunicazione: si definiscono il tono di voce, i messaggi chiave, i valori da trasmettere e, soprattutto, il vantaggio competitivo che distingue il brand nel panorama di riferimento.


Il ruolo del targeting in una brand strategy non è marginale: è il punto da cui prende forma ogni decisione di branding.

Definire il tuo target non è solo utile per sapere chi attrarre. È fondamentale per tutto il resto: posizionamento, messaggi, visual identity.

Il tuo target è la lente attraverso cui il brand prende forma. Ignorarlo significa costruire nel vuoto.


Il ruolo del Targeting in una Brand Strategy: Conclusioni

Il Targeting in una Brand Strategy è tutt’altro che secondario, ma è una fase cruciale, tanto strategica quanto delicata, nella costruzione di un brand solido.

Richiede metodo, tempo e ascolto attivo, ma in cambio offre ciò che ogni brand desidera: chiarezza, direzione e coerenza.


Se vuoi capire se stai davvero parlando al pubblico giusto, scrivimi a Info@lucreziapratesi.com e parliamone insieme!


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